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Corriere della sera- Psoriasi e sport

psoriasi_testata
nuoto-500x375La psoriasi è una patologia cutanea autoimmune che insorge su una base genetica in associazione a diversi fattori scatenanti molti dei quali non ancora perfettamente chiariti. Uno di questi sicuramente importanti è il traumatismo, ovvero l’insorgenza delle manifestazioni psoriasiche su cute traumatizzata o lesionata. Questo fenomeno, detto fenomeno di Koebner, spiega l’insorgenza di lesioni psoriasiche in sedi sottoposte a micro-traumatismo continuo quali le ginocchia e i gomiti.
Allo stesso modo si spiega l’insorgenza della psoriasi su cute affetta da lesioni precedenti quali malattie dermatologiche (dermatiti, eczemi) oppure ferite e traumi.
L’attività sportiva non può che essere di grande beneficio per il soggetto affetto da psoriasi, soprattutto per prevenire o controllare le patologie associate ad essa come ipertensione, diabete, dislipidemie. Inoltre, il controllo del peso corporeo mediante l’esercizio fisico regolare permette di diminuire il dosaggio dei farmaci in caso di terapia sistemica.
Bisogna però tenere presenti alcuni accorgimenti nella scelta dello sport preferito. E’ infatti meglio evitare gli sport troppo «fisici» laddove ci sia la possibilità di subire traumi e graffi sulla pelle che potrebbero consentire la comparsa delle lesioni nelle sedi interessate. Pertanto il pugilato, la lotta, le arti marziali e simili sarebbero da scegliere con assoluta cautela, mentre sport outodoor come il tennis, la corsa, la bicicletta potrebbero essere indicati in quanto permetterebbero di associare l’attività fisica con anche una moderata fotoesposizione (cioè l’esposizione ai raggi solari) che generalmente può essere utile al soggetto psoriasico.
Un discorso a parte si può poi fare per gli sport acquatici, il nuoto in primis, utile in estate all’aperto sempre per gli stessi motivi, ma da effettuare con maggiore cautela nei mesi invernali, soprattutto per il rischio di sviluppare irritazioni da cloro della piscina o patologie infettive o infiammatorie delle pieghe quali intertrigini e micosi.
In conclusione comunque gli aspetti positivi di una regolare attività fisica surclassano di gran lunga quelli negativi. Basta un poco di attenzione, non trascurare le iniziali irritazioni della pelle e cercare di usare la massima cura sia dal punto di vista igienico che cosmetico.
Al di là dei prodotti specifici per la patologia, è importante  utilizzare lenitivi ed emollienti per tenere la pelle protetta e morbida, protezioni solari per non scottarsi, evitare traumatismi inutili. E non appena compaiono delle dermatiti essere consapevoli che queste in un soggetto predisposto possono trasformarsi in psoriasi.

Artropatia psoriasica – Blog Corriere della Sera

Psoriasi: le risposte ai vostri dubbi

L’associazione tra psoriasi e artropatia era stata notata già ai primi del ‘900, ma solo da circa 30 anni è stato stabilito che l’artropatia psoriasica è una forma a sé stante differente dall’artrite reumatoide o dalle altre malattie autoimmuni e associata alla malattia psoriasica. L’incidenza dell’artropatia è estremamente varia a seconda degli studi effettuati, ma è ragionevole considerare che oggi possa affliggere circa il 30 per cento dei pazienti affetti da psoriasi.

Studi clinici basati su esami strumentali effettuati in pazienti senza  sintomatologia dolorosa evidenziano addirittura la presenza dell’artropatia nella metà soggetti con psoriasi sulla cute. Quindi verosimilmente la forma è molto più diffusa di quanto si possa pensare, in quanto non tutti i pazienti potenzialmente interessati ne sono consapevoli.
I sintomi più frequenti sono rappresentati prevalentemente dal gonfiore e dal dolore presente a livello delle articolazioni. In particolare, nelle forme iniziali è presente un’entesite (ovvero infiammazione delle entesi, che sono le inserzioni tendinee nell’osso) che successivamente può degenerare, arrivando a causare un versamento infiammatorio nell’articolazione con conseguenti alterazioni a carico dei segmenti ossei interessati.
L’artropatia psoriasica insorge quasi sempre dopo la comparsa della forma cutanea della psoriasi (anche dopo molti  anni). Di fatto, il paziente se ne accorge soprattutto per il dolore e l’edema delle articolazioni interessate (deformazione tipica è il «dito a salsicciotto») che poi nei mesi o anni successivi, in assenza di terapia adeguata, presenteranno sempre maggiore difficoltà a muoversi e sempre maggiore deformazione e impotenza funzionale.
Le articolazioni prevalentemente colpite sono quelle delle mani, dei piedi, i talloni e più raramente quelle della colonna vertebrale. Nel lungo termine l’artropatia psoriasica è una patologia debilitante e porta a un importante decadimento della qualità della vita: per questo motivo è estremamente importante che il paziente che sa di avere la psoriasi non sottovaluti nessun sintomo proveniente dalle articolazioni e si rivolga immediatamente al medico, in quanto  l’artropatia si può curare e dev’essere affrontata il più precocemente possibile  al fine di evitare che l’infiammazione induca dei danni permanenti e irreversibili alle articolazioni  interessate.
La terapia si basa sul cortisone assunto per via sistemica nelle fasi iniziali insieme ad altri farmaci «tradizionali» antiinfiammatori (tipo DMARDs) o metothrexate. Qualora questi non avessero successo a controllare non solo il dolore ma anche la progressione della malattia, la risposta più appropriata è data dai farmaci biologici, che sono attivi sia sulla componente cutanea e, in alcuni  casi ancor di più, sulla componente articolare.
In questo caso con una sola terapia (che non va mai interrotta) il paziente controlla efficacemente i sintomi sia sulla pelle che sulle articolazioni. I possibili effetti collaterali di  queste terapie sono, come sempre per i biologici, legati all’immunosopressione e quindi c’è un maggiore rischio di contrarre infezioni, che possono andare dalle banali influenze respiratorie alle infezioni più importanti, come la tubercolosi.
Tuttavia, l’esperienza ormai decennale nel mondo nell’utilizzo di questi prodotti ha dimostrato che un adeguato monitoraggio di questi  pazienti permette di prevenire e controllare questi eventi. Tanto che oggi i biologici sono considerati uno dei trattamenti più efficaci e allo stesso tempo sicuri anche rispetto ai farmaci «tradizionali». Del resto, al fine di  mantenere invariata la qualità della vita del paziente artropatico, vanno assunti il più precocemente possibile per impedire l’irreversibile danno articolare.

Psoriasis Unit al San Gallicano

Multidisciplinarità, elevato standard qualitativo, percorsi

terapeutici mirati, rete con altre strutture. L’Istituto San Gallicano promuove la cura del

paziente con psoriasi a 360 gradi attraverso la Psoriasi UNIT. La psoriasi è una malattia della

pelle autoimmune, a decorso cronico, di tipo infiammatorio ed eritemato-squamoso, colpisce

solo in Italia oltre un milione di persone (il 2% della popolazione) e può, nel 25-30% dei casi,

associarsi ad artropatia. Grazie al nuovo Gruppo Organizzativo Interdisciplinare (GOI) della

Psoriasi UNIT è possibile un corretto inquadramento della patologia, non sempre facile. La

malattia infatti è multifattoriale, dipende da aspetti genetici ed ambientali e, spesso, può

associarsi a molteplici altri disturbi che incidono sulla qualità di vita e sul trattamento.

Il management mutidisciplinare della Psoriasi UNIT consente la costruzione di un percorso

terapeutico sulle caratteristiche cliniche di ogni singolo paziente. La valutazione clinica

completa avviene nel minor tempo possibile e senza aggravio di spesa. La costituzione della

rete clinica inoltre è una start up per la condivisione, tra più centri, di pazienti “complessi”.

Questi i cardini della Unit, che realizza un nuovo sistema gestionale del paziente psoriasico in

linea con le ultime evidenze cliniche e normative nazionali e regionali.

La Psoriasi UNIT del San Gallicano nasce con l’obiettivo di migliorare ulteriormente

il processo di Best Practices e di Management. E’ un percorso iniziato oltre 10 anni fa con

l’Ambulatorio per lo studio e la cura della psoriasi, che ospita ogni settimana oltre 150 pazienti,

e che continua oggi con la costituzione del Gruppo Organizzativo Interdisciplinare. Dermatologi,

psicologi, reumatologi, gastroenterologi, endocrinologi, cardiologi, pneumologi, medici di

medicina Interna, infettivologia, nefrologi, operano nell’Unità realizzando una importante rete

clinica. Numerosi inoltre i protocolli di ricerca conclusi ed in atto per la sperimentazione di

terapie innovative con farmaci biologici o prodotti topici.

“Il paziente con psoriasi – spiega Enzo Berardesca, Direttore del Dipartimento

di Dermatologia Clinica ISG e Responsabile della Psoriasi UNIT – necessita di un

percorso terapeutico strutturato sulle sue specifiche caratteristiche. La nostra Unità prevede,

una volta preso in carico l’assistito, che ciascuna specialistica prescriva determinati esami

clinici strumentali, che generano un flusso documentale unico. Durante le visite vengono

assegnati dei punteggi (score) valutativi. Le valutazioni clinico-diagnostiche e gli score valutativi,

permettono la creazione della cartella paziente, che definisce la migliore terapia per la singola

persona.”

PSORIASI- terapie topiche -Corriere della Sera 9 ottobre 2014

Psoriasi: le risposte ai vostri dubbi

La psoriasi è una malattia non trasmissibile: non è infettiva né contagiosa. Si manifesta come un’infiammazione della pelle, solitamente di carattere cronico e recidivante, con una forte predisposizione genetica.
Colpisce quindi individui predisposti geneticamente, in presenza di fattori scatenanti non ancora oggi completamente chiariti.
E’ caratterizzata dall’aumentato turnover delle cellule dell’epidermide che porta a un ispessimento della cute nelle sedi interessate (per lo più gomiti e ginocchia, ma nei casi peggiori la malattia si può estendere su tutto il corpo), che si presentano affette da chiazze eritematose e desquamanti.
Le terapie, sia topiche (ovvero da applicare direttamente sulle chiazze) che sistemiche (farmaci da prendere per bocca), puntano a ridurre la risposta infiammatoria e immunitaria della cute, al fine di ripristinare il normale ricambio cellulare.
Nei casi di psoriasi lieve-moderata la terapia locale, a base di derivati della vitamina D e cortisonici topici, ha sempre un ruolo valido. In particolare, ci sono formulazioni di questi principi attivi in gel che sono molto facili da applicare e non ungono né la pelle né le zone con peli (come ad esempio il cuoio capelluto). Inoltre, grazie ad una particolare formulazione funzionano in mono-somministrazione rendendo la vita del paziente molto più semplice, in quanto può medicarsi solo alla sera senza dover riapplicare il prodotto al mattino o durante il lavoro.
Un’alternativa alle terapie topiche può anche essere la fototerapia a base di lampade UVB a banda stretta da eseguire in centri specialistici. Queste sono più efficaci e anche più sicure delle lampade abbronzanti e permettono di avere una guarigione in tempi piuttosto rapidi.
Il trattamento viene eseguito sotto la supervisione del medico, generalmente un dermatologo, e consta  di 2-3 sedute a settimana. Ogni seduta ha una durata di pochi minuti e, mediamente dopo 10 sedute, è possibile  osservare miglioramenti clinicamente significativi  in oltre l’80 per cento dei casi.
Se applicate nel modo corretto, le creme, soprattutto quelle cortisoniche, funzionano per molto tempo e spesso, nei casi di psoriasi lieve, non è necessario fare nulla di più. Altrimenti, bisogna ricorrere alle tradizionali terapie sistemiche, ovvero a farmaci quali ciclosporina, acitretina, metotrexate.
Molto importante è lo  stile di vita e una dieta sana, in quanto oggi sappiamo che i pazienti affetti da psoriasi sono a rischio maggiore rispetto agli altri per alcune malattie metaboliche quali il diabete, l’ipertensione e l’aterosclerosi. Il fumo di sigaretta è molto nocivo in quanto aumenta lo stress ossidativo e peggiora tutte queste situazioni.
Una dieta ricca di antiossidanti e vitamine è auspicabile, anche se non c’è ancora una certezza che possa attenuare la psoriasi, come invece fanno il sole e la vita all’aria aperta.